Sono trascorsi sette giorni dal mio rientro a casa. Sono stati giorni “strani”.
Dopo un’esperienza tanto forte rientrare alla normalità, al trascorrere “solito”dei giorni non è così semplice….ritornare giusto in tempo per vegliare il mio adorato micio Occhitristi nelle sue ultime ore e il salutarlo ha reso tutto più complicato.
Non ho molta voglia di scrivere. Mi succede sempre quando vivo qualcosa di grande.
Mi si mischiano in testa i pensieri e faccio fatica a tradurre in una sequenza di parole le sensazioni che vivo.
Di certo il racconto della mia Iditarod 2012 risentirà di questo gap di tempo trascorso.
Il raccontare quando “il nervo è scoperto” avrebbe registrato la traccia dell’attimo appena vissuto con più realismo.
Il cervello ha la dote grandiosa di cancellare a breve il ricordo della fatica, della sofferenza e dello sfinimento ..e sono sicura che se facessi trascorrere ancora qualche giorno ,il racconto della mia Iditarod 2012 non sarebbe che l’esaltazione di una meravigliosa avventura in una terra unica e straordinaria, nella quale ci sarebbe solo “il bello”.
E’ per questo che mi devo sbrigare a scrivere qualcosa.
Di fatica,grande,enorme,smisurata fatica ce n’è stata e tanta davvero.
“Voglio tornare in Alaska per conoscermi meglio. Lo scorso anno è stato tutto straordinariamente perfetto,ho bisogno di fare più esperienza.”
Sua Maestà il Caso mi ha preso in parola.
L’Iditarod 2012 ci ha offerto tutto quanto è dettagliatamente indicato nel regolamento di gara e che per somma leggerezza non avevo considerato come possibile almeno tutto in una volta:bufere di vento e neve, ipotermia e congelamenti, overflow nel ghiaccio.
L’Alaska ci ha mostrato il suo vero volto, e accidenti a lei,è un volto straordinario!!
Cara Ausilia...Che viaggio, dalle tue parole si percepisce la stanchezza, la pesantezza alle spalle e gli occhi stanchi come dopo 12 ore di lavoro. Siete stati tutti grandiosi.
RispondiEliminaancora Ausilia!!!!
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